mercoledì 9 dicembre 2009

LA POLITICA DEL FANNULLINO

E’ il fannullino, dentro di lui, che ha paura del buio, poiché al buio vede o crede di vedere gli oziosi; quello che alla luce sogna o sembra sognare di essere più amato della Cuccarini; quello che parla ai sindacati, agli industriali, ai banchieri, alle nuvole e alle stelle di destra: che popola l’ombra di fantasmi fannulloni e il cielo di Cavalieri. Egli è quello che piange e ride senza perché, di cose che sfuggono ai capiufficio; egli è quello che in tivu pronuncia, scuotendo la testa, tre volte la parola molesta che ci scogliona. Egli ci fa perdere la pazienza, quando noi andiamo per i fatti nostri, perché ora vuol vedere la cgil che firma, ora vuol a disposizione un ufficio sul Canal Grande, ora vuol punire gli ammalati. E ciarla intanto, senza chetarsi mai; e, senza di lui, non solo non vedremmo tante cose a cui non badiamo…perché egli è l’Adamo che mette i tornelli dappertutto, perché, da fannullino, ama le giostre. Egli scopre nelle cose le somiglianze e le relazioni più ingegnose: sommando emolumenti del suo ministero e del suo seggio parlamentare, aumenta gli zeri dei suoi versamenti. Impicciolisce per poter vedere, senz’essere visto; vorrebbe ingrandire per poter ammirare. E’ il fannullino, dentro di lui, che lo sospingeva ad altre piacevoli incombenze, quand’era sul seggio in Europa. Ma forse il fannullino tace in voi, professori, poiché avete troppo cipiglio; e voi non lo udite, dipendenti statali, tra il vostro invisibile e assiduo impegno. Ma in tutti è, voglio credere. Siano docenti o amministrativi, operatori sanitari o della sicurezza; comunali, provinciali o regionali.

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