sabato 20 marzo 2010

Jack Leopard's

A SILVIO

Silvio, il membro ancora,
quel lembo della tua vita maiala,
quando Saccà assumeva
le cocche tue ridenti e fuggitive,
e tu, lieto e smanioso, il pettorale
di gioventù assalivi?

Stonavan le liete
ganze e le veline, intorno
al tuo perpetuo conto,
allor che all’opa femminile intento
godevi, assai contento
di quel valido venir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu volevi
così menare di giorno.

Io negli studi mediaset,
talor lisciando le lodate sarte,
ove nel video mio primo
di me si vedea la miglior parte,
con su i ceroni e ‘l papi capello,
prendea gli orecchini al suon della tua voce
con la man veloce
che percorrea la generosa sega.

Mirava, uccel sereno,
le veline maggiorate e alte,
e quindici d’amar e fuggi, e quindici da monta.
Lingua mortal non dice
quel che tu sentivi pe’l seno.
Che pensierini soavi,
che pietanze, che ori, o Silvio mio!

Quale allor ti appetìa
La vita, ‘l petto e ‘l Bi lato!
Or cotanto un tubetto spremi,
un vasetto di creme
aperto e consumato,
e tornati a doler di tua giuntura.

O maturo, o maturo,
perché non mantieni
quel che promettesti allor? Perché di tanto
inganni gli elettori tuoi?

Tu, pria che l’urna mutasse il vento,
Da lotte intestine combattuto e vinto
Scleravi, o vecchierello. E non credevi
al flop degli aenne suoi;
non ti addolciva il core
la dolce lode or delle folte chiome,
or de’ Bondi innamorati e schiavi;
né teco la compagine più gestivi
del partito dell’amore.

Anche Fini si fa gioco
della baldanza tua forte: gli aenne suoi
Anche negaro i voti:
Una schifezza. Ahi come,
come passato sei,
Popolo delle Libertà tue nuove,
tuo disgraziato seme!

Questo è il fondo? Questi
I difetti, il rancor, l’orde, i dementi,
onde cotanto fondammo insieme?
Questa la sorte del pidielle?
All’apparir del vero
Tu, misero, cadesti: e con la mano
Un’incerta croce sul simbolo ignudo
Tracciavi piano piano.

Nessun commento:

Posta un commento